Come tutti sanno in Italia, soprattutto a Milano, il cognome Brambilla è particolarmente conosciuto.
E’ vero, non ci mancano i Rossi o i Colombo ma certamente al cognome Brambilla è associata una ricchissima infondata ed ingiustificata fantasia popolare.
Se penso a quante volte da ragazzo io sia stato additato come un sempliciotto borghese che parla in milanese (ricordatevi che sono nato a Livorno…) dedito unicamente al lavoro o a quante volte sia stato canzonato per questo, mi chiedo come mai non abbia mai sbottato maleducatamente. In realtà davvero ho sempre preso questa etichetta, diciamolo pure, un po’ limitata, come una cosa innocua tanto che, se non avessi in mente ciò che sto per scrivere, di certo non ne parlerei neppure. Eppure sono talmente grandi i nomi di cui vorrei rendervi partecipi che non mi domerò.
La realtà è che chiamarsi Brambilla è degno di rispetto e di lode. Vi indicherò oggi solo qualche esempio ma da una ricerca non troppo approfondita scoprireste centinaia di Brambilla che hanno toccato la storia e ne hanno modificato il percorso.
Inizierò con gli avi che toccano particolarmente le mie corde e forse in futuro ve ne illustrerò altri (da Francesco il vecchio e Francesco il giovane, scultori ed “architetti” del Duomo di Milano a Giovanni Alessandro, chirurgo imperiale dell’imperatrice Maria Teresa, da Ferdinando, pittore dell’accademia di Brera che spopolò in mezzo mondo, a Enrico, astronomo e poeta).
Certamente al primo posto nel mio cuore, nel cassetto denominato “Brambilla, la storia” c’è Paolo Brambilla, compositore nato a Milano nell’anno 1786 e scomparso nel 1838. Fu un compositore che si dedicò principalmente all’opera e fu edito anche da Ricordi. Uno dei suoi lavori più rappresentativi è certamente “Il carnevale di Venezia” ma si dedicò anche alla musica per il balletto assieme a nomi quali Salvatore Viganò o Gioia, alla musica sacra, a diverse arie e a romanze da camera che furono pubblicate dalla Artaria & Mechetti di Vienna. Paolo Brambilla ebbe 5 figli, tutti cantanti, di cui la figlia Amalia fu moglie del tenore Giambattista Verger e madre del baritono Napoleone Verger.
Sempre per restare tra i cantanti la radice dei Brambilla vanta cinque sorelle di una certa famiglia tra le più importanti in Italia nel XVIII e XIX secolo. Questa famiglia per intenderci ospitò Napoleone III in villa Brambilla in occasione dell’incontro nello stesso luogo con Vittorio Emanuele II alla vigilia della battaglia di Solferino e S. Martino. Ebbene le 5 figlie di Gerolamo Brambilla e Angela Colombo sono state quasi tutte famosissime cantanti dell’epoca. Vi descrivo la loro vita.
Marietta Brambilla (1807 – 1875), la maggiore delle cinque, dopo gli studi al conservatorio di Milano debuttò a 20 anni con critiche assai positive sia per la bellezza della propria voce sia per l’interpretazione e la bellezza fisica. A Londra all’His Majesty interpreta Arsace nella “Semiramide” di Rossini a fianco di Giuditta Pasta e canterà spesso insieme alla Pasta in diversi concerti ed in molte città. La sua vita è piena di esecuzioni in tutti i teatri d’Europa e fu lo stesso Gioacchino Rossini a volerla interprete nelle sue opere dopo averla ascoltata a Milano. Alla Semiramide seguirono infatti “Anna Bolena“, “Ricciardo e Zoraide” e “Cenerentola“. Per cinque anni fu acclamata al Kärntnerhortheater di Vienna per la prima della “Linda di Chamonix” di Donizetti. Fondò una scuola di canto e scrisse diversi metodi per il canto. La sua voce, con il registro di Contralto, fu elogiata per la potenza sonora e una bellezza non comuni oltre che per l’espansione di registro (dal Sol basso al Sol acuto). Ci furono pochissimi contralti all’epoca capaci di vantare una voce così spettacolare.
Teresa Brambilla, nata cinque anni dopo Marietta, studiò sempre in conservatorio a Milano, ed esordì con “Norma” di Bellini. Con la sorella Marietta cantò alla Scala di Milano in occasione dell’inaugurazione del busto di Maria Malibran. Anche lei fu molto ricercata in Europa e interpretò Gilda alla prima del Rigoletto perché Giuseppe Verdi chiese come condizione, in una lettera all’impresario Lumley del Covent Garden di Londra, che ne fosse ella interprete. Fu socia onoraria all’accademia di S. Cecilia di Roma con Funny Cerrito, prima ballerina della Scala e Adelaide Ristori, l’attrice più famosa del secolo XIX. Fu un artista poliedrica che ci ha lasciato poesie, sonetti, odi e fu anche attrice. Il giornale di Bologna alla replica di una “Ernani” di Verdi scrive: “La giovane Teresa Brambilla possedeva un’aurea voce, uno scelto ritmo di canto, un metodo puro e schietto, una azione tutta imitatrice della natura … […] Quale delicatezza in quelle melodiose cadenze che ti lasciano nel cuore un’impressione cara come un pensiero d’amore! […] L’ispirazione e il genio dell’arte la guidano e la sorreggono.”
Giuseppina Brambilla nasce nel 1819. Canta in molti teatri tra i quali il Teatro Alla Scala di Milano dove si è distinta nella Sonnambula di Bellini. Giuseppe Verdi la indicò come l’unica interprete possibile per il ruolo del Matto nel “Re Lear“. Sposò il compositore Corrado Miraglia.
Anche Annetta e Laura, le giovani donne della famiglia, ebbero ruoli in vari teatri italiani, certamente con meno fortuna delle sorelle.
Conclusa l’epopea delle 5 sorelle non posso che ricordare un altra Brambilla. Teresina Brambilla, guarda caso nipote delle cinque sorelle citate e anch’ella cantante. La prima cosa da sottolineare di questa artista è che fu moglie di Amilcare Ponchielli. Lo dico perché questo rapporto mi fa sentire particolarmente vicino a Ponchielli. Teresina infatti fu un soprano drammatico di grande talento, girò Europa e Russia nei più grandi teatri e fu Lucia nei “Promessi Sposi” di Ponchielli (prima che si sposassero, maliziosi!) e fu “Gioconda” alla Scala. Dai due artisti nacquero Annibale e Gioconda. Annibale divenne un ottimo pianista. Una triste curiosità… Si riconosce nel carattere di Ponchielli una persona distratta, ricordiamo che si racconta dimenticò delle proprie nozze perché stava componendo mentre la sposa lo attendeva all’altare. Proprio durante una serata di gala per Teresina, che festeggiava il proprio successo in un ennesima rappresentazione di “Gioconda”, Ponchielli dimenticherà il proprio cappotto uscendo. Le temperature rigide lo porteranno ad una violenta polmonite, causa della sua scomparsa. Teresina si ritirerà ed insegnerà prima al conservatorio di Ginevra, poi al liceo musicale di Pesaro.
Per ora mi fermo qui con meno di dieci vite descritte e tutte appartenenti alle arti in musica ma se proseguissi anche a voi sarebbe chiaro, parlare dei Brambilla come stirpe in effetti non ha senso. I Brambilla devono essere considerati un popolo che ad oggi sta perseguendo obbiettivi nobili e che potrebbero in qualche modo, ancora una volta, cambiare il volto del nostro paese.