Il tema di oggi, e mia prima recensione di un libro, tratta di un lavoro che ho letto recentemente e che ho trovato squisito.
Ho scelto questo libro come prima recensione un po’ perché l’ho letto da breve e un po’ perché mi sembra giusto partire da qui, da un compositore che ci ha dato davvero tanto e che è nella mente dei perbenisti, dei meno preparati o meglio dei sordi (intendo quelli che non vogliono ascoltare) un compositore “che fa solo rumore”.
Dovrebbe già dar da pensare che comunque lo si veda Stockhausen è stato uno dei padri di una vera ventata di musica fresca, tanto da essere stato sempre sulla bocca di chiunque, indipendentemente che si sia trattato di critiche ironiche, sterili o costruttive.
Dal punto di vista compositivo Stockhausen è un flusso ininterrotto di tecnica e riflessioni davvero importanti per la musica e questo libro ha le proprietà per interessare sia il giovane studente di composizione sia la persona incuriosita da questa aurea che ha domato 50 anni di musica e ci ha lasciato una testimonianza enorme per carattere e intelligenza.
“Karlheinz Stockhausen Sulla musica” è stato scritto da Robin Maconie ed ha un importante introduzione di Massimiliano Viel. Entrambi sono compositori importanti e Viel rappresenta un tassello della musica italiana scritta (o “colta” se preferite) non indifferente.
Mi è piaciuto molto come le due introduzioni, affidate ai due autori, prendano spunto da “MANTRA“, meraviglioso lavoro del M° Stockhausen del 1971 per due pianisti (che suonano “un po’ di strumenti”) e MITTWOCH aus LICHT, terza opera di un ciclo di vasta portata per strumenti, scena, elettronica, come filo di una logica conduttrice che si affaccia a diverse realtà personali e non solo.
Il centro tematico del libro è una raccolta di conversazioni, interventi, conferenze tenute dal compositore e pubblicate per lo più tutte nel 1971, proprio all’epoca di Mantra.
I temi di queste raccolte trattano della sua infanzia, del proprio talento, della costruzione della forma musicale, della composizione statistica, della Moment form, tanto cara al Maestro dalle origini di Kontacte, della forma lirica, della microfonia e della musica elettronica.
A questi temi segue una corretta esposizione di domande e risposte rivolte all’artista che permettono ancora meglio di focalizzare alcuni aspetti delle proprie riflessioni.
Infine la conclusione è dedicata alle bellissime riflessioni dell’autore del libro che chiude con una speranza che a mio parere oggi è del tutto superflua.
E’ un buon libro per tutti ed è consigliassimo per addentrarsi nelle meccaniche e nello spirito di questo strepitoso compositore, certamente da affiancare ad un buon ascolto dei suoi lavori.
Buona lettura e buon ascolto!